Il pomodoro è una pianta orticola appartenente alla famiglia delle Solanacee. L’etimologia del nome riconduce al termine pomo d’oro.
Sul significato di questo nome ci sono due filoni di pensiero. Un’ipotesi é che all’origine si facesse riferimento al colore dorato che questo ortaggio aveva quando fu introdotto dall’America, in Italia, nel 1596. Solo successivamente si sarebbe affermato il colore rosso che oggi domina sulle nostre tavole. In effetti i pomodori gialli, dal sapore dolcissimo sono piante molto rustiche ed, ancora oggi, vengono definiti i pomodori originari.
Secondo altre fonti il termine deriva dal francese pomme d’amour, termine che faceva riferimento ad ipotetiche proprietà afrodisiache ed eccitanti del pomodoro, fortemente contemplate in passato, tanto che veniva impiegato in pozioni e filtri magici dagli alchimisti del ‘500 e del ‘600.
Oggi sappiamo che il pomodoro racchiude in realtà tantissime proprietà: é ricchissimo di vitamine (A, C, B1, B2, K, P e PP), di sali minerali (fosforo, ferro, calcio, boro, potassio, manganese, magnesio, iodio, rame, zinco, sodio, zolfo), contiene acido citrico, acido malico, zuccheri, biotina, niacina, acido folico e provitamina A. Ha, dunque, un’azione rinfrescante, aperitiva, astringente, dissetante, diuretica e digestiva.
Inoltre è ricco di carotenoidi, potenti antiossidanti, capaci di catturare i radicali liberi e quindi di proteggere le cellule, ma le proprietà afrodisiache risultano assai dubbie.
L’origine della pianta del pomodoro sembra essere l’America del Sud. La maggior parte delle lingue europee, così come le conosciamo oggi, fanno infatti derivare il termine che indica la pianta di pomodoro dall’ atzeco tomatl. Pare che il tomatl, però, fosse per gli atzechi il pomodoro piccolo giallo-verde e che il pomodoro più grande fosse il xitomatl. Gli spagnoli che lo importarono, generalizzarono, racchiudendo i due diversi tipi di pomodoro in un’unica categoria, quella dei tomate. Da qui l’origine della maggior parte dei termini nelle diverse lingue europee per indicare il pomodoro.
Nel suo habitat naturale (vedi Cile, Ecuador..) vive come pianta selvatica per effetto del clima tropicale e riesce a dare frutti durante tutto l’anno, mentre nelle regioni Europee, se coltivata all’aperto, ha un ciclo stagionale limitato al periodo estivo.
Oggi, dominatore delle cucine italiane e largamente diffuso in tutto il mondo per il suo gusto oltre che per le sue importanti proprietà dietetiche, il pomodoro ha, tuttavia, raggiunto il plauso in cucina in tempi relativamente recenti, infatti quando fu importata in Europa era considerato una pianta esclusivamente ornamentale. Il suo tasso elevato di solanina faceva presupporre che fosse velenoso e quindi assolutamente non commestibile. Fu così che nel 1544 anche il famoso erborista italiano Pietro Mattioli nel suo Herbarius classificò il pomodoro come pianta velenosa anche se ammise di aver sentito delle voci che in alcune zone venisse mangiato fritto nell’olio.
Fu soltanto alla fine del Settecento che la sua coltivazione a scopo alimentare conobbe un forte impulso in Europa, principalmente in Francia e nell’Italia meridionale. Diversi, però, pare fossero i destinatari: si dice che mentre in Francia il pomodoro veniva consumato soltanto alla corte dei re, a Napoli si diffuse rapidamente tra la popolazione, povera ed oppressa dalla fame!
Ne esistono di varie forme (allungati, tondi, schiacciati, a goccia, costulati, lisci, grandi e piccoli…) e colori (da venature nere, a varie tonalità di rosso, al rosa, al giallo, al verde, ai pomodori bicolore) per tutti i gusti e per tutti gli utilizzi.
I pomodori sono ottimi consumati crudi in fantasiose insalate, strusciati sul pane nella frega (pane e pomodoro, o bruschetta), sono favolosi cucinati al forno semplici, con l’aggiunta di qualche cappero, mischiati con altri ortaggi o impanati. La loro salsa si sposa benissimo con qualunque pietanza, é ingrediente base della pizza, sta bene con il pane (pensate alla genialità di chi ha creato la pappa al pomodoro riciclando il pane raffermo) e con la pasta, soprattutto quando é cucinata al dente; insaporisce carne e pesce, basti pensare alle braciole fritte (avanzate) rifatte nel pomodoro o al mitico baccalà alla livornese; rende prelibate alcune zuppe, il cacciucco, tra tutte e rende raffinate le verdure come nelle melanzane alla parmigiana.
Quando, poi, i pomodori non raggiungono la maturazione e rimangono verdi, si possono sempre friggere o farne un’ottima marmellata che accompagna divinamente il pecorino.
Le foglie invece possono essere utilizzate come repellente verso i parassiti più comuni delle piante come afidi e cavolaia.
Come dire del pomodoro un si butta via nulla, ci allieta il palato e ci colora la vita e poi é un simbolo dell’estate che in questo periodo ci sta salutando!
Addirittura i poeti non hanno potuto fare a meno di dedicargli alcuni versi…….
La strada
si riempì di pomodori,
mezzogiorno,
la luce
si divide
in due
metà
scorre
per le strade
il succo.
senza pausa
il pomodoro,
invade
le cucine,
entra per i pranzi,
si siede
riposato
nelle credenze,
le matequilleras
la saliere azzurre.
Emana
una luce propria,
maestà benigna.
Dobbiamo, purtroppo,
assassinarlo:
affonda
nella sua polpa vivente,
è una rossa
viscera,
un sole
fresco,
profondo,
inesauribile,
riempie le insalate
del Cile,
si sposa allegramente
e per festeggiare
si lascia
cadere
l’olio,
figlio
essenziale dell’ulivo,
sui suoi emisferi socchiusi,
si aggiunge
la sua fragranza,
il sale il suo magnetismo:
sono le nozze
del giorno
il prezzemolo
issa
la bandiera,
le patate
bollono vigorosamente,
l’arrosto
colpisce
con il suo aroma
la porta,
è ora!
andiamo!
e sopra
il tavolo, nel mezzo
dell’estate,
il pomodoro,
astro della terra,
stella
ricorrente
ci mostra
le sue circonvoluzioni,
i suoi canali,
l’insigne pienezza
e l’abbondanza
senza ossa,
senza corazza,
senza squame né spine,
ci offre
il dono
del suo colore focoso
e la totalità della sua freschezza.
(Pablo Neruda)